martedì 17 novembre 2015

Il sovraccarico funzionale del ginocchio nel bodybuilder

Nei numeri precedenti è stato evidenziato come l’acido ialuronico possa essere un valido aiuto nel trattamento delle condropatia del bodybuilder; oggi vorrei focalizzare la nostra attenzione sui sovraccarichi del ginocchio.
L’allenamento della muscolatura degli arti inferiori passa necessariamente attraverso l’uso (o l’abuso…) delle ginocchia; alcuni esercizi portano un carico prevalentemente assiale, o “verticale” (ad esempio il leg calf, eseguito con le ginocchia distese), altri (la maggior parte) un carico combinato “assiale + ciclico” (ad esempio la pressa, gli affondi, lo squat, la corsa, ecc).
Per capire come e perché avviene l’usura (o il sovraccarico) della cartilagine, e quindi come evitarlo (o almeno prevenirlo, per quanto possibile) dobbiamo pensare alla struttura cellulare della stessa cartilagine e alla biomeccanica del ginocchio.
La cartilagine articolare
La cartilagine è costituita da vari “strati”; senza entrare troppo nello specifico, è bene sapere che nello strato più superficiale gli scarsi condrociti e le numerose fibre collagene sono disposte parallelamente al piano osseo (immaginate una sorta di “copertura” come le tegole su un tetto; tale disposizione aumenta la capacità di sopportare forze di “taglio” e di “sfregamento”) mentre nei piani più profondi la diposizione dei condrociti è più “verticale”, quindi perpendicolare al piano osseo (immaginate degli “stantuffi”, in grado sopportare le forze di compressione).
Quindi, una usura modesta/superficiale del piano cartilagineo, aumenterà il rischio di sovraccarico soprattutto nei movimenti di flesso-estensione, in particolare a livello femoro-rotuleo (es: leg estension, oppure attività aerobica come lo step), mentre nell’usura più profonda viene compromessa anche la capacità di sopportare i carichi assiali (soprattutto se si sollevano pesi eccessivi…).

Foto: © Michael Neveux


Cenni di anatomia/biomeccanica del ginocchio
Tutti sanno che i menischi sono degli “ammortizzatori”, ma pochi sanno che in realtà la loro funzione principale è prevalentemente quella di “guarnizione”.
Infatti, il ginocchio è formato da una parte piatta (il “piatto tibiale”) e una parte “curva” (i “condili femorali”, che -è bene ricordare- sono ovali, e non rotondi; capirete dopo perché puntualizzo questa informazione); quindi è facile capire che una superficie piatta non potrà mai essere congruente con una superficie piana! I menischi quindi “riempiono lo spazio” tra tibia e femore, aumentando la stabilità articolare e implementando la superficie di appoggio (quindi distribuiscono il carico su una superficie maggiore).
Sembra facile… ma non è così…! Infatti i menischi non sono “guarnizioni statiche” (come quella della caffettiera…), ma sono “guarnizioni dinamiche”: si “muovono” durante la flesso-estensione per permettere la massima congruenza articolare (il menisco esterno si muove anche di 2 cm!).
Ciò avviene proprio perché i condili femorali sono ovali; a ginocchio totalmente esteso c’è la massima superficie di appoggio; quando iniziamo il movimento di flessione, il femore “rotola” posteriormente; se però il femore continuasse a rotolare, il ginocchio si lusserebbe! Per fortuna, però, il legamento crociato anteriore e il corno posteriore dei menischi “bloccano” il rotolamento e il femore “scivola” in avanti, portandosi nuovamente al centro del piatto tibiale (a 90° di piegamento c’è la massima superficie di carico in flessione); a questo punto, il femore può nuovamente “rotolare” posteriormente, andando a raggiungere il massimo grado possibile di flessione.
Quindi abbiamo un movimento di flesso-estensione, caratterizzato da una sequenza di “rotolamento-scivolamento-rotolamento”. A questo aggiungete nel movimento di flesso-estensione anche una rotazione verso l’esterno della tibia; ora capite quanto il ginocchio sia una entità biomeccanica molto complessa!

Foto: © Michael Neveux
































Dopo aver letto come funziona il ginocchio, potete immaginare che:
-          Ogni alterazione delle varie fasi del movimento può portare alla rottura o comunque alla degenerazione precoce delle strutture articolari
-          Il rischio è notevolmente aumentato negli esiti di meniscectomia e/o di lesione dei legamenti articolari (anche se sono stati ricostruiti, perché la biomeccanica del ginocchio operato è comunque molto diversa da quella fisiologica)
-          Durante gli esercizi bisogna prestare la massima attenzione a mantenere un equilibrio perfetto e a non eseguire movimenti troppo veloci o incontrollati, soprattutto nella flessione del ginocchio in carico
-          Nei casi di usura conclamata della cartilagine (anche di moderata entità), bisogna evitare movimenti ciclici ripetuti, e –ovviamente- di caricare con pesi eccessivi il ginocchio
-          L’esercizio eseguito correttamente (nella metodica e nel carico) aiuta a preservare l’integrità dell’articolazione
-          E’ possibile prevenire l’usura eccessiva dell’articolazione anche controllando il peso corporeo, limitando gli esercizi che soggettivamente creano dolore/gonfiore articolare, utilizzando scarpe idonee (che diano un appoggio stabile e in asse corretto), eseguendo gli esercizi nella metodica più corretta (troppo spesso vedo persone che pur di sollevare un certo peso, eseguono gli esercizi in maniera scomposta, e spesso anche pericolosa!)
-          Soprattutto nelle ginocchia “non più giovani”, è fondamentale gestire al meglio il tempo di recupero (il discorso non vale solo per il muscolo!), ricordando a coloro che svolgono una attività lavorativa pesante di valutare il rischio di sovraccarico articolare pensando non solo ai carichi sollevati in palestra, ma anche agli sforzi eseguiti quotidianamente al lavoro
Un grosso aiuto che noi medici abbiamo oggi a disposizione per ridurre i sovraccarichi del ginocchio, è sicuramente rappresentato dall’acido ialuronico; esistono in commercio prodotti contenenti acido ialuronico a basso, medio e alto peso molecolare, e recentemente è stato introdotto un acido ialuronico definito “di quarta generazione” (lo Hyadd 4) studiato specificatamente per gli sportivi;
in parole semplici, nello Hyadd 4 sono state unite tante piccole molecole di acido ialuronico così da formare una sorta di “rete”, con caratteristiche uniche di elasticità e flessibilità; questa “rete” riesce quindi a resistere alle forze di compressione e trazione, tipiche delle articolazioni sottoposte ad un elevato stress meccanico/funzionale, come quelle del bodybuilder.



Dr Marco Patacchini
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Chirurgia Artroscopica e Traumatologia dello Sport
Responsabile Ortopedico Istituto Clinico Valle d’Aosta

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